Il falso mito del perfezionismo tedesco

Il 4 agosto scorso ero in viaggio da Berlino a Bochum in uno dei bellissimi treni tedeschi (ICE). Un viaggio piacevole se non fosse che quel treno è arrivato con circa tre ore di ritardo in una tratta di poco più di quattro ore. Il collega che mi è venuto a prendere alla stazione era rammaricato ma anche rassegnato. Ormai i treni tedeschi sono sempre in ritardo, mi ha detto. Si, lo so, gli ho risposto. Ed in effetti, è così. Nella mia quindicinale esperienza in Germania i treni a lunga percorrenza (ma ancor di più i regionali) sono sempre più frequentemente in ritardo che in orario. Eppure, nell’immaginario collettivo, soprattutto all’estero, tra chi magari in Germania non c’è mai stato, i treni tedeschi rappresentano perfezione e puntualità. 

A settembre, a Colonia, si sarebbero dovute svolgere le elezioni comunali per l’elezione del nuovo sindaco, ma sono state rinviate di un mese perché i tedeschi avevano sbagliato le schede elettorali. A pochi giorni dal voto si è dovuto annullare tutto con costi aggiuntivi, polemiche e un certo imbarazzo.
Tre anni fa ero in viaggio in macchina con mia moglie da Amburgo verso una piccola città nei pressi di Padeborn, nel cuore della Germania, per andare ad un matrimonio di alcuni amici. A causa del traffico siamo rimasti circa quattro ore fermi in autostrada.
Nel 2010, Margot Käßmann, Presidente del Consiglio dei Vescovi della Chiesa evangelica, la più alta carica per i protestanti tedeschi, fu scoperta alla guida della sua auto con un tasso alcolico superiore alla media. La teologa si dimise il giorno dopo, ma lo scandalo fu grande.
Tutte queste piccole (o grandi) storie di inefficienze o addirittura di disobbedienza alle regole - alle quali se ne potrebbero aggiungere molte altre - mostrano quanto sia erronea l’immagine della Germania che viene data in Italia come di un paese perfetto e in cui tutto funziona benissimo. In realtà, già da diversi anni, la Repubblica Federale non è più un mondo perfetto. La verità è che la Germania è un caos. Dalla costruzione della Filarmonica di Amburgo alla Metropolitana di Colonia (che ha causato anche il crollo del prezioso Archivio storico), dalla ricostruzione del vecchio Castello al posto del suggestivo Palast der Republik fino al nuovo aeroporto a Berlino, la Germania è tutto tranne che un paese perfetto. I tedeschi lo sanno e si sono abituati, ci scherzano su e oramai neanche più si lamentano. Chi lo fa, preferisce trasferirsi in Svizzera che, tra l'altro, è anche il paese preferito dai tedeschi per trascorrere gli anni della pensione. Lì sì che esiste la perfezione e la diligenza al lavoro. Su Youtube esistono numerosi sketch ironici sui tedeschi scansafatiche e gli svizzeri che conoscono veramente l’etica del lavoro. 
Insomma, la Germania è il simbolo della perfezione solo per chi non la conoscePer questo dobbiamo smetterla in Italia di provare la gioia maligna (Schadenfreude) per ogni caso che scalfisce l’inesistente perfezione del sistema tedesco e trovando così un alibi alla nostra inefficienza e corruzione. 
Il caso Volkswagen, indiscutibilmente grave, ha infranto uno degli ultimi miti della società tedesca: l’auto, il tradizionale status symbol del tedesco medio. Diversamente da altri scandali (Siemens, Deutsche Bank, Lufthansa, Aeroporto di Berlino, Filarmonica di Amburgo) qui è crollato il simbolo di una nazione. Eppure, chi conosce i tedeschi, non può esserne rimasto poi così sorpreso. Anche questo popolo - che conosciamo solo per stereotipi (nazisti, perfezionisti, inflessibili, freddi) - utilizza tanti piccoli stratagemmi e “trucchi” per ottenere risultati o prestazioni migliori nella vita quotidiana. Nella quotidianità, il rigoroso rispetto delle norme non è più un tabù. L’unica differenza è che in Germania chi sbaglia, anche di poco, paga. E non si fa differenza tra presidente della repubblica, ministri e comuni cittadini. Il caos tedesco è come la stella danzante di Friedrich Nietzsche, è produttivo, le istituzioni, in ogni caso, funzionano e sono rispettate.
I tedeschi sono diversi da come ce li immaginiamo. Pensiamo siano, in fondo, tutti un po’ nazisti, e invece ci sorprendono decidendo di accogliere generosamente migliaia di rifugiati dando dimostrazione di grande solidarietà e umanità. Pensiamo, ancora, siano rigorosi e scopriamo che hanno truccato con un software i dati sul gas di scarico delle auto della Volkswagen. Come qualunque popolo al mondo, hanno pregi e difetti. Ordine, disciplina, puntualità, senso del dovere e operosità sono caratteristiche che si addicono ad una Germania che non esiste più. Se la Germania Ovest aveva fatto della funzionalità il tratto caratteristico della propria esistenza, in quanto tutto doveva essere perfetto e minimale, la Repubblica riunificata, di cui tra qualche giorni si festeggeranno i 25 anni, ha saputo diluire questo tratto con modi di vita e di comportamento più flessibili e moderni. Secondo i più critici si è, addirittura, mediterraneizzata. Le nuove generazioni, la cultura della ex Germania Est e il gran numero di immigrati (il 20 per cento della popolazione tedesca è composta da persone di origine straniera!) hanno radicalmente cambiato lo spirito e l’anima di un popolo. Il senso di invulnerabilità, l’idea di dover essere sempre i migliori, tipico della Germania del passato, non esiste più. Piaccia o meno il mito di Sigfrido è stato abbattuto con il Muro di Berlino. La Germania di oggi è post-tedesca, come viene definita da numerosi politologi,  e il suo perfezionismo è un falso mito. 
twitter@uvillanilubelli

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